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LO SPORT COME SCUOLA DI VITA, INTERVISTA AD ANTONIO ROSSI, PORTABANDIERA DELL'ITALIA AI GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

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BasileusI
view post Posted on 22/7/2008, 17:07




LO SPORT COME SCUOLA DI VITA

Premessa
Martedì 22 luglio 2008 il quotidiano City (www.city.it) ha pubblicato un' intervista resa a Valentina Santarpia da ANTONIO ROSSI , pluridecorato atleta italiano (quattro medaglie olimpiche, tre ori ai campionati mondiali, un oro e due bronzi ai campionati europei).


Nato a Lecco nel 1968, nel 1980 Inizia a dedicarsi al kayak (dall’enciclopedia Wikipedia apprendiamo che, “…il Kayak è un tipo di canoa originariamente utilizzata dagli Inuit, ossia uno delle due etnie principali nei quali sono divisi gli Eschimesi, popolo dell’Artico così definito perchè si nutre di carne cruda. Il kayak si differenzia dalla canoa propriamente detta (o canoa canadese) per essere concepita per l'uso in propulsione e manovra di una pagaia a doppia pala, mentre la canoa canadese viene spinta e manovrata con l'uso della pagaia a pala singola).


Nel 1988 Rossi entra a far parte del prestigioso Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle (Guardia di Finanza), del quale è ancora un tesserato. Nel 1992, assieme a Dreossi, conquista la sua prima medaglia olimpica (un bronzo) alle Olimpiadi di Barcellona. Nel 1996, ad Atlanta, arriva l’oro individuale. Il suo medagliere olimpico si arricchisce di una nuova medaglia d’oro in coppia con Beniamino Bonomi nell’edizione successiva di Sydney 2000, cui si aggiungerà l’argento di Atene 2004. Nel 2005 viene eletto membro della Giunta Nazionale del Coni, mentre nel 2008, come primo canoista nella storia dello sport nazionale, viene prescelto dal Coni come portabandiera olimpico dell’Italia nei prossimi Giochi olimpici di Pechino.


L'intervista
Quanto è contento di essere stato scelto come portabandiera azzurro alle prossime Olimpiadi?
Da uno a dieci, mille!

Perché l’hanno scelta secondo lei, più per i suoi record o per la sua prestanza?
Penso per un insieme di cose, per le medaglie vinte, per premiare le Fiamme Gialle, ma anche il nostro sport.

Ma non aveva detto a sua moglie che Atene sarebbe stata l’ultima Olimpiade?
Veramente lo avevo detto anche a Sydney! Glielo dico ogni 4anni…

A 39 anni non inizia a pensare al futuro, a cosa farà?
Sì, penso che dopo Pechino…mi vien da ridere, ma giuro che dopo non sarò più nella nazionale.

E dopo inizierà per la prima volta a fare il finanziere sul serio?
Chissà, parlerò con il comandante per capire quale sarà il mio ruolo, ma mi piacerebbe
rimanere in ambito sportivo per non perdere la mia esperienza come atleta. Così torno a una vita più tranquilla,
per la gioia di mia moglie!


Che ha già dovuto rinunciare allo sport per la famiglia…non era anche lei campionessa di kayak?
Ma no, ha lasciato perché aveva preso due polmoniti, non ce la faceva più! I figli sono nati dopo: nel 1993 Riccardo, e nel 2000 Angelica.

Vanta medaglie nel maggior numero diedizioni di Olimpiadi, qual è stata la più faticosa?

Sicuramente l’ultima, quella di Atene 2004, abbiamo vinto più che col fisico con la testa.

A proposito di altre fatiche, la spaventa la possibilità di perdere la concentrazione nel Villaggio Olimpico?
Un po’ sì, è un Paese dei balocchi…Noi poi gareggiamo dal 18 al 23 e sarà brutto vedere che gli altri finiscono le gare e vanno a divertirsi e invece a noi tocca continuare ad allenarci.

Cosa significa lo sport per lei?
Tanto, anche perché sono vent’anni che faccio sport ad alto livello. Ma anche a livello educativo penso sia un ottimo metodo: insegna il rispetto verso se stessi, verso le regole, verso gli avversari. E poi lo sport significa passione, divertimento, crescere insieme ad altri ragazzi della tua età e fare amicizie importanti.

Qual è il momento più entusiasmante di una gara?
Il podio! No, quando tagli il traguardo…ma anche appena prima della partenza, quando ti sale l’adrenalina…

Volontà, forza, cos’altro ci vuole per allenarsi, e vincere?
Grinta, e fiducia nell’allenatore…e una moglie paziente.

Quella abbiamo appurato che ce l’ha. Come si prepara ad una gara?
La giornata tipo è sveglia alle 6.30, alle 7.30 si va in barca fino alle 11, poi si fa un’ora di lavoro aerobico, corsetta o nuoto, poi si pranza, si riposa fino alle 16.30 e poi si va di nuovo in canoa, e poi un po’ di palestra.

Quando si cura così il fisico, non si rischia di diventare un po’ superficiali?
Sicuramente un po’ narcisisti…ma il bello dello sport è anche che ti insegna a conoscere il tuo fisico, sai quando ti senti bene o quando mangi troppo e non sei in forma.

Cos’è che la fa svegliare la mattina dopo dicendosi: “Da oggi a stecchetto!”?
I dolci!

Però lei concilia bene la professione fisica con diverse iniziative benefiche...
Sì, con il Coni abbiamo seguito diversi progetti. Quando posso, lo faccio volentieri,anche perché molto spesso sono legati a iniziative in cui ci si diverte.

Oltre alle vittorie, ci saranno anche gli scoramenti. Quando le succede?.
Quello che mi pesa di più adesso è stare lontano dalla mia famiglia. I momenti difficili poi sono legati a qualche infortunio…o al fatto di vivere sempre questo lavoro come un gioco: ogni tanto penso che vorrei fare qualcosa di serio nella vita.

Perché pensa non sia abbastanza serio quello che fa?
Ma no, finché fai sport sei un eterno bambino, non senti l’età che passa, ma ogni tanto ti viene in mente che dovresti prendere le tue responsabilità…

Potrebbe farlo a Pechino, per protestare contro lo scarso rispetto dei diritti umani?
Quando nel 2001 il Cio ha dato i giochi a Pechino pensavo non fosse un’idea eccezionale. Mi sono dovuto ricredere perché in questo modo almeno si parla della Cina e di diritti umani. Ma credo che durante i giochi sia importante fare il nostro dovere di atleti, e basta. Senza prendere posizioni.

Concludiamo con un gioco: se fosse un frutto, cosa sarebbe?
Un kiwi, pieno di vitamine e di energia.

Se fosse un animale?
Un’aquila, mi piacerebbe volare.

Se fosse un politico, chi vorrebbe essere?
A parte l’età, Giorgio Napolitano. Sono appena stato al Quirinale, e c’è da divertirsi lì!
 
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