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GAS - Gruppi di Acquisto Solidale, DIRITTI E TUTELA DEI CONSUMATORI

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Basileus_I
view post Posted on 12/7/2010, 11:54




DIRITTI DEI COSUMATORI:
PROLIFERANO I “GAS”,
I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE



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Premessa
Giovedì 08 luglio 2010 il quotidiano City (www.city.it) ha pubblicato un' intervista di Beatrice Montini
([email protected]) ad GIANCARLO MARINI , 56 anni, è coautore di “L’altra spesa. Consumare come il mercato non vorrebbe” che in questa intervista spiega cosa sono i GAS, ovvero i Gruppi di Acquisto Solidale. I GAS sono un’esperienza solo italiana. Tutto inizia nel 1992 quando un gruppo di famiglie di Fidenza si organizza per acquistare insieme prodotti biologici e locali. È il nucleo del primo GAS. Cinque anni dopo, nel 1997, nasce la rete dei GAS italiani. Oggi i GAS sono almeno 700. Crescono ogni anno del 40%.

I principi base che ispirano la nascita di un GAS sono codificati in un “Documento Base dei GAS”, elaborato nel 1999, che pone in rilievo il rispetto dell’uomo e dell’ambiente, la sostenibilità e la solidarietà. Nei loro acquisti i soci di un GAS prediligono produttori vicini (a “km 0”), piccoli, che rispettino l’ambiente, siano corretti fiscalmente e con i loro dipendenti.

Come formarne uno

Michele Bernelli e Giancarlo Marini hanno pubblicato ad aprile 2010 il libro “L’altra spesa. Consumare come il mercato non vorrebbe” (edizioni Ambiente). Un punto di partenza per capire come funzionano e come fare a formarne uno. Da visitare il sito www.retegas.org che è un po’ “l’anagrafe” dei GAS italiani.

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L'intervista
Cosa è un Gruppo di Acquisto Solidale?
Un gruppo di persone, amici, vicini di casa, che si mette insieme per acquistare in modo critico e consapevole, cercando di capire cosa sta dietro la mela che mangia o la maglietta che indossa.

Cosa si acquista?
Soprattutto generi alimentari, frutta e verdura preferibilmente biologici e a “km zero”. Ma non solo. Oggi il “paniere”dei GAS è completo: dai latticini al caffè, dalla carne alle marmellate, dagli agrumi alla pasta. Poi si è sviluppato anche il “non alimentare”: dai detersivi al tessile, dalle scarpe alla telefonia. E da due anni si sta lavorando sull’acquisto collettivo di energia elettrica.

Solidale verso chi?
Da un lato verso i piccoli produttori che sono spesso in difficoltà perchè sfruttati da un meccanismo commerciale della grande distribuzione che li fa a pezzi. Dall’altro solidali all’interno perchè ognuno nel GAS, secondo le sue forze e i suoi bisogni, fa qualcosa. C’è chi segue gli ordini o chi mette a disposizione la casa per fare le riunioni.

Praticamente come funzionano?
Non c’è un modello unico. Il mio GAS, ad esempio, che si chiama GAS D’8, è nato cinque anni fa dentro un quartiere sperimentale di Milano, il QT8, dove diverse persone si sono ritrovate. Chi facendo attività nella scuola, chi negli scout, chi in parrocchia. Insieme abbiamo ragionato sulla possibilità di costituire un GAS. Oggi siamo 25 famiglie. E sono nati altri due gruppi.

Ogni quanto vi incontrate?
Facciamo una riunione una volta al mese. Ci sono dei referenti per le varie tipologie di acquisti: chi si occupa del caffè, chi delle verdure, chi del riso ecc. Sono loro che raccolgono gli ordini del gruppo, tengono i conti e poi distribuiscono l’acquistato. Ma la riunione mensile ha anche una valore “conviviale”, serve a mantenere la socialità.

Non richiede troppo tempo?
Per me è più alienante, è più una perdita di tempo, passare tre ore del sabato pomeriggio chiuso dentro un supermercato, buttando dentro il carrello tutto quello che trovo. Inoltre, dedicando, due tre ore al mese al GAS, se vuoi , hai esaurito la tua parte. E poi vuoi mettere la possibilità di andare a ritirare, ad esempio, il formaggio da un altro “gasista”, prenderci un caffè. scambiare due chiacchiere.... È un altro modo di vedere la vita e le relazioni.

Ma si spende di più?
I GAS non sono gruppi di risparmio. Nelle grande catene di supermercati le cose costano meno. Se però facciamo un discorso di qualità, abbiamo calcolato che i GAS risparmiano dal 30 al 35%. Inoltre, man mano che cresce la spesa col GAS, diminuisce quella al supermercato. E diminuisce anche la spesa complessiva perchè impari ad acquistare meno e meglio. Inoltre hai delle cose più buone e quindi ne butti via molto meno. Infine, di fronte a prezzi troppo bassi, dobbiamo chiederci perchè: il risparmio spesso avviene sulla pelle di qualcuno altro.

Un esempio può essere la ribellione dei lavoratori a Rosarno?
Esattamente: lì i lavoratori che dovevano raccogliere le arance si sono ribellati perchè venivano sfruttati. Oggi, al produttore, gli agrumi vengono pagati 10-15 centesimi al kg. Questo significa che non gli conviene neppure raccoglierli perchè non rientra nelle spese. A meno che non prenda delle persone che mette alla catena a lavorare 18 ore al giorno. Eppure tu quelle arance le paghi comunque 1 euro al chilo. Invece i GAS vanno direttamente da un produttore di agrumi, magari biologici, li pagano 80 centesimi al chilo, che è un prezzo giusto, e alla fine il chilo di arance viene 1 euro e poco più. Però non c’è stato sfruttamento anzi hai contribuito a dare dignità a chi lavora.

Chi stabilisce il prezzo?
Il prezzo non è più dato dall’incontro della domanda e dell’offerta ma dal riconoscimento, da entrambe le parti, di un valore: quello del lavoro del produttore, e quello del tuo risparmio. Questo significa che: una volta fissato, insieme al produttore, un prezzo trasparente, quel prezzo non cambia solo perchè aumentano i clienti.

Come si capisce che un produttore è affidabile?
Andando a visitarlo, a vedere come lavorano. Stabilendoci un rapporto diretto, facendogli delle richieste, condividendo un progetto. Stabilendo un rapporto personale di chiarezza, trasparenza e rispetto. Questa è la migliore garanzia.

Nel libro spieghi che i GAS hanno anche un ruolo di sostegno di piccoli produttori in difficoltà. Un esempio?
Il Biocaseificio Tomasoni: era un nostro fornitore storico che per motivi vari è andato in crisi di liquidità e doveva tirar fuori 150mila euro. Le banche hanno chiuso il rubinetto e lui rischiava di fallire. La cosa è circolata dentro i GAS, qualcuno ha lanciato l’idea di sostenerlo e nel giro di una settimana, in varie forme e in vari modi, abbiamo trovato i soldi. Il risultato è che non solo Tomasoni non è fallito ma, in un periodo di crisi come questo, nei prossimi mesi riuscirà ad assumere altri due lavoratori.
 
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