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| | LA CULTURA E LA SCUOLA ITALIANA DURANTE IL FASCISMO
Sulle pagine del numero speciale “Enciclopedia del Fascismo”, inserto della rivista “Storia illustrata” tempo fa si leggeva un interessante e innovativo articolo di Simonetta Garibaldi dal titolo “Un Ventennio ricco di grandi scrittori e poeti”. Vi era scritto: “E’ durante il Ventennio fascista che si formano gli scrittori e, soprattutto, i poeti (Ungaretti, Quasimodo, Montale, Saba) più importanti del secolo. Merito, soprattutto, dell’influenza esercitata sui giovani più dotati di talento dal Futurismo, dal Simbolismo e dalle avanguardie che, da Parigi e dalla Germania di Weimar, si irradiano in Italia”. Una riflessione sorge spontanea: ma, nelle scuole medie superiori e inferiori non s’indottrina lo studente sull’avversione del Fascismo per la cultura, riempiendo le pagine relative ai libri mandati al rogo o alla ferrea censura contro ogni straniera letteratura di pensiero?
“Si manifesta così – proseguiva l’articolista di Storia Illustrata – un fermento artistico-letterario accompagnato da un acceso scontro tra chi vuole il ritorno alla tradizione manzoniana (Bacchelli, Emilio Cecchi) e chi, più ribelle e anticonformista, è aperto alle novità: da Giuseppe Bottai (che fu anche Governatore di Roma, n.d.r.) con i collaboratori della sua rivista “Primato”,
a Massimo Bontempelli con il gruppo che si riunisce attorno alla rivista "Novecento”". E’ soprattutto su queste due riviste che si esercitano i futuri grandi nomi della letteratura.
"A parte si muovono i sostenitori di “strapaese”, che fanno capo alle riviste “Il Selvaggio” di Mino Maccari e "L’Italiano” di Leo Longanesi.
Per contro, non pochi scrittori sono costretti all’esilio (un nome per tutti: Ignazio Silone, sul cui conto, con recenti rivelazioni, si è preteso di gettare un’ombra) o al confino (Cesare Pavese, Carlo Levi, Leone Ginzburg); anche se vi è da registrare la vicenda di Eugenio Montale che, pur avendo firmato il Manifesto Croce contro il Fascismo, può ugualmente dirigere il prestigioso gabinetto Viesseux di Firenze dal 1928 al 1938, chiamatovi addirittura dal federale della città toscana, Alessandro Pavolini. Così come Elio Vittorini è per molti anni il collaboratore de “Il Bargello”, la rivista letteraria fiorentina di Pavolini”. “Celeberrime – si legge ancora - le adesioni al Fascismo di nomi illustri della letteratura italiana: in primis Gabriele D’Annunzio e, subito dopo, Luigi Pirandello e Filippo Tommaso Marinetti. Frattanto, Giovanni Gentile, nella grande impresa di dar vita all’Enciclopedia Italiana, non si lascia trascinare dalla passione politica, ma chiama a collaborare scrittori di ogni tendenza, non esclusi irriducibili antifascisti". “Un caso – si legge ancora – può aiutare a capire il rapporto, in quegli anni, tra letteratura e potere: il caso Moravia. Alberto Moravia (vero nome Alberto Pincherle), nato nel 1907, non è che un esempio – forse il più eclatante – delle centinaia di letterati che trescarono con il Fascismo per poi prenderne le distanze a crollo avvenuto o quando esso si stava profilando. Tra i casi più clamorosi in questo senso vi sono quelli di: Curzio Malaparte, Elio Vittorini, Vasco Pratolini, Guido Piovene, Romano Bilenchi". Nel romanzo “Il Conformista”, Moravia distrugge moralmente le figure dei suoi cugini Carlo e Nello Rosselli, martiri dell’antifascismo prima in Spagna, poi in Francia, dove vengono uccisi nel 1937. Il 12 marzo dello stesso anno Moravia inizia il giro del mondo in nave come inviato della Gazzetta del Popolo, uno dei grandi quotidiani dell’epoca. Poi, il 7 marzo 1941, sentendosi ingiustamente emarginato per via delle leggi razziali, scrive a Mussolini pregandolo di intervenire per farlo di nuovo scrivere sui giornali più importanti". Ma, recentemente, Elsa Morante, la ex moglie, ha contestato queste vicende, affermando che ella e il marito furono costretti a fuggire e a “nascondersi”... Dove? In Ciociaria...Edited by Basileus_I - 5/5/2015, 15:52
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