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BATTAGLIA di CARRE

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Basileus_I
view post Posted on 8/1/2011, 16:02




BATTAGLIA DI CARRE



La battaglia di Carre fu combattuta nell'anno 53 a.C. presso la città di Carre (oggi Harran, Turchia) tra l'esercito della Repubblica romana comandato dal generale romano Marco Licinio Crasso e l'esercito partico al comando dell'Eran Spahbod Surena. La battaglia, che si scatenò non per motivi strategici ma soprattutto per bramosia di gloria da parte del tribuno Marco Licinio Crasso, membro del primo triumvirato, desideroso di ottenere una grande vittoria militare per accrescere il suo prestigio e la sua popolarità nei confronti degli altri due triumviri (Cesare e Pompeo), si concluse con un disastro per le forze romane in Medio Oriente. A questo scopo, Crasso si preparò ad attaccare l'Impero dei Parti, ma non si avvide di un terribile inganno orchestrato dai suoi nemici, che inviarono nel campo romano 2 nobili parti orribilmente mutilati (labbra, naso, mani...) con lo scopo di convincere il generale romano del loro desiderio di vendicarsi rivelando un percorso alternativo che avrebbe colto di sorpresa le armate partiche stanziate nel deserto. Secondo quanto è dato sapere, Crasso, impressionato dalla crudeltà con la quale i due erano stati torturati, seguì il loro consiglio e, incurante degli appelli dei suoi subordinati, che invece suggerivano di seguire il corso dell'Eufrate per avere un fianco protetto e rifornimenti di acqua assicurati, decise di attraversare il deserto siriano avventurandosi tra le sabbie al comando di un'armata di circa 30/32.000 legionari e 4.000 ausiliari.

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Mentre l'esercito romano avanzava faticosamente nel deserto i Parti, piuttosto che accettare uno scontro campale, iniziarono ad attaccare con i loro arcieri a cavallo, tirando frecce da lunga distanza e poi ritirarsi repentinamente, infliggendo gravi perdite ai Romani impossibilitati a reagire prontamente. Crasso allora ordinò l'attacco della propria cavalleria, ma essa venne sbaragliata dalla pesante cavalleria partica (catafratti) e suo figlio, che comandava l'azione di rappresaglia, venne ucciso.

A questo punto i Parti assalirono in forze il campo nemico, approfittando dello sbandamento dei Romani. Solo 10.000 soldati - si legge in Wikipedia - al comando di Cassio, uno dei migliori ufficiali di Crasso, sopravvissero, ma vennero presi prigionieri. Si disse in seguito che i feriti fossero massacrati, e che a Crasso, probabilmente uno degli uomini più facoltosi della storia di Roma, fosse versato dell'oro fuso in bocca, come punizione per la fame di ricchezze che lo aveva spinto nell'impresa.

Secondo Plinio, nel 52 a.C., un anno dopo la battaglia, 10.000 prigionieri romani furono deportati dai Parti nella Margiana affinché aiutassero la guarnigione di guardia al confine orientale dell'Impero. La dinastia cinese degli Han, in seguito, conquistò questa regione e prese prigionieri alcuni romani che, presumibilmente, furono i primi occidentali ad incontrare i cinesi.

Quando Augusto divenne imperatore, volle assoggettare completamente la Germania, ma l'impresa era assai ardua e, pertanto, necessitava di una pace di compromesso sul confine orientale dell'Impero Romano, proprio coi Parti, . La pace venne sancita con un trattato del 17 a.C., in base al quale i Parti restituivano le insegne delle legioni di Crasso cadute a Carre e la riconsegna dei prigionieri romani. Ma di questi ultimi, però, si perse ogni traccia. Contemporaneamente, si legge in Wikipedia, le cronache cinesi attestano che un khan degli Hsiung - Nu, noti come Unni Bianchi, stanziati tra la Mongolia ed i Monti Altaj, avevano invaso i territori della pianura in cui scorre il Fiume Talas, che allora segnava il confine occidentale dell'Impero Cinese. Il capo clan unno aveva sconfitto le guarnigioni di confine partiche ed aveva arruolato come mercenari degli abili soldati che combattevano "stretti a vicenda come le squame del pesce", evidente riferimento alla tattica delle legioni romane di stringersi nello schieramento della testudo. La cosa interessante è data dal fatto che i cinesi, sconfitta e ricacciata l'orda dei nomadi unni verso la loro terra d'origine, arruolarono a loro volta questi guerrieri valorosi dai tratti somatici occidentali, schierandoli a guardia del loro confine occidentale contro i Parti.

Quelle migliaia di romani non furono più in grado di tornare nella madre patria, divennero stanziali e si mescolarono con la popolazione locale. Per proteggersi, costruirono una fortificazione dalla pianta romana e una rete idraulica di concezione e tecnica romana, così come appaiono oggi agli archeologi.

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Nella foto qui sopra l'immagine di Cai Junnian e la sua forte rassomiglianza con un busto del tribuno Marco Licinio Crasso



Ma la vera traccia che la Legione Perduta avrebbe lasciato è nel Dna di Cai Junnian, un cinese contemporaneo di Liqian nel Gansur, poco lontano dalla zona del presunto insediamento di quasi duemila anni fa. Cai Junnian non solo è biondo, con gli occhi verdi e il naso europeo e per nulla cinese. Il 58 per cento dei suoi geni sono occidentali. Da dove gli derivano se on dai legionari di quella mitica Legione perduta?

Edited by Basileus_I - 8/1/2011, 16:41
 
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