| DANTE, UNA CRITICA ALLA SOCIETA' MODERNA?
La visione e la conoscenza di Dante che ci è offerta dalla scuola è riduttiva per questo grande autore Italiano. Si tende infatti a mitizzare il poeta per la sua opera più celebre “ La Divina Commedia” dimenticando molte altre opere che risultano invece fondamentali per comprendere a pieno un uomo che ha cambiato la letteratura italiana per sempre. Dante non è solo satira e critica del suo tempo, per ridurre in 2 parole la Divina, ma anche grande utopista e sognatore, cosa che, al suo tempo, significava per molti morte e disgrazia. Prima di cominciare però il discorso vero e proprio, entro cui vorrei discutere di come Dante abbia descritto la sua società e ipotizzatene di perfette, è doveroso scrivere circa la sua vita. Nato a Firenze nel 1265, Dante fu battezzato con il nome di Durante nel 1266. La sua famiglia era di estrazione medio borghese, grazie ai commerci praticati dal padre e da alcuni possedimenti agricoli, il che permise a Dante di vivere in un certo benessere economico. In giovane età si dedicò allo studio della “ grammatica” e nell’adolescenza dimostrò di avere un grande interesse per la letteratura classica, base della sua alta cultura e interessi, e romanza, da cui prese esempio nello scrivere in volgare. Tra gli eventi più significativi nella vita di Dante è utile ricordare l’incontro con Beatrice, donna decantata e lodata, la partecipazione alle battaglie a Campaldino, contro Arezzo nel 1289, e nella presa di Caprona, nel 1289 contro Pisa. Dante raggiunse il vertice della sua carriera politica nel 1300, rivestendo la carica di priore e dimostrandosi fermo e deciso condannando all’esilio anche uomini della sua stessa fazione, i guelfi bianchi. Ciò non fa altro che dimostrare come egli fosse sempre intransigente nei valori morali, obbediente solo alla legalità e non al compromesso. Con la liberazione della città da parte delle truppe Ghibelline, Dante fu condannato a morte nel 1302 e costretto dunque all’esilio. Data questa fondamentale per la sua vita e le sue opere, evento che permise a Dante di essere Dante. A mio avviso infatti, senza questa lontananza dalla città amata, Dante non si sarebbe mai lanciato nella stesura di testi importanti come la “ Monarchia” o la stessa “ Divina Commedia”. La lontananza infatti crea dolore, tristezza e nostalgia; elementi questi che oltre a pesare sulla vita di una persona possono spingere la stessa a trovare conforto nella poesia, riempiendo la distanza con la parola scritta, cantando l’amore e il proprio pensiero, per poter ritrovare una parte di se stessi. Significativo per questo, ricordare anche la fine della Divina Commedia, non a caso infatti Dante alla fine del viaggio attraverso Inferno, purgatorio e Paradiso, incontra se stesso nella luce di Dio. Metafora questa che sta a significare come egli riuscì in un qualche modo, grazie alla poesia, a ritrovare un senso nella vita e un senso per se stesso. Detto questo, meglio rivolgersi al discorso che volevo affrontare. Per molti studiosi, al fine di comprendere Dante, bisognerebbe usare chiavi di lettura volte ad analizzare solo il periodo e le condizioni storiche del suo tempo, mettendo da parte gli accostamenti al tempo moderno o alle nostre idee politiche e civili. In parte mi trovo d’accordo su questo, l’opera di Dante va analizzata in questo modo se si vuole comprendere il messaggio che egli voleva trasmettere ai posteri, ma è ingiusto leggere Dante solo con questi occhi. E’ fondamentale a mio avviso capire come egli descriva una società del tempo specchio dell’attuale società Italiana, con i suoi difetti, con le sue piaghe e con le sue glorie che nei secoli sono rimaste immutate. Quale altro scrittore o giornalista dei nostri tempi si dedicherebbe a scrivere contro la corruzione del governo, il potere temporale ingiusto della Chiesa e dell’influenza che esercita, contro i doppi giochi di una società divisa nei valori e negli ideali? Dante fu tutto questo, la Divina Commedia lo è. Un esempio chiaro e manifesto di come la letteratura può e deve essere non solo bellezza e forma, ma anche denuncia e specchio della realtà. Non solo un mezzo per giungere all’immortalità, come per il Foscolo, ma un mezzo per ritrovare la propria libertà all’interno di un mondo che cerca invece di opprimerla e schiacciarla. Per Dante erano le lotte fra Guelfi e Ghibellini, per noi è lo scontro di parti di potere senza più fini nè ideali. Parole forti le mie, lo so, ma sono volute per innescare la discussione riguardo appunto questo tema, vedere la letteratura con occhi diversi, con occhi di critica e denuncia sociale non solo dei tempi che furono ma dei tempi che sono; confrontando non gli eventi in sé, ma i modi con cui si sono sviluppati e si sono articolati, giungendo alle loro varie conclusioni. Riportate esempi letterari, meglio lontani cronologicamente, per confermare le vostre ipotesi e idee sulla società moderna, vi troverete senza dubbio stupiti dal vedere come i problemi di secoli fa si riconfermino nell’oggi. Presto aprirò un'altra discussione riguardante il Dante utopico, ma sono fiducioso che già questa discussione possa lasciare a molti la voglia di commentare.
Edited by Nod II - 18/10/2008, 10:12
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