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BULLISMO: UN PREOCCUPANTE FENOMENO IN COSTANTE CRESCITA TRA I GIOVANISSIMI, INTERVISTA ALLA DOTTORESSA SIMONA CARAVITA

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BasileusI
view post Posted on 2/3/2009, 13:32




BULLISMO: UN PREOCCUPANTE FENOMENO IN COSTANTE CRESCITA TRA I GIOVANISSIMI


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Premessa
Giovedì 29 gennaio 2009 il quotidiano City (www.city.it) ha pubblicato un' intervista di Laura Zangarini a SIMONA CARAVITA , ricercatrice in Psicologia dello sviluppo, analista sul crescente fenomeno del bullismo.
Nata a Sesto San Giovanni (MI) il 24 gennaio 1973, Simona Carovita si laurea in filosofia all’Università Cattolica di Milano. Nel 2003 consegue la seconda laurea in psicologia all’Università degli Studi di Pavia. Nel 2005 intraprende la collaborazione con l’Università di Turku, in Finlandia, nell’ambito di alcuni studi sul bullismo che per la prima volta in assoluto prendono piede proprio nella penisola scandinava. Nel 2007 consegue il dottorato di ricerca in psicologia.
In questa interessante intervista ci svela molti perché di questo triste fenomeno.

L'intervista
Serve contrastare il bullismo: ma come?
Il bullismo non si riduce al solo comportamento individuale, ma è un fenomeno di gruppo.

Cioè?
Quando focalizziamo l’attenzione sul comportamento aggressivo del bambino prepotente ci troviamo di fronte a un’aggressività per acquisire potere e visibilità all’interno del gruppo. Il prepotente individua una vittima che è più debole e si fa forte di questo squilibrio per affermarsi di fronte agli altri.

Chi sono questi “altri”?
Oltre al bullo e alla vittima c’è chi aiuta attivamente il prepotente, chi sostiene le prevaricazioni, chi è a conoscenza delle prevaricazioni ma non prende posizione (gli “esterni”), non sta cioè né dalla parte della vittima né da quella del bullo. Poi ci sono i “difensori”: circa il 23% dei bambini nella fascia d’età delle scuole medie (per lo più ragazze). Ma sono una minoranza.

Questo cosa ci dice?
Che il “prepotente” ha bisogno di un pubblico: ecco perché nel 75% dei casi compie le prevaricazioni davanti ai compagni. E che gli “esterni” rappresentano un elemento di forza del prepotente, perché non prendono posizione, manifestando quindi approvazione.

Come si può intervenire?
La sfida dei nuovi programmi di intervento è proprio quella di focalizzare l’attenzione non solo sul bullo e sulla vittima, ma sugli “esterni” per trasformarli in “difensori”. Occorre che sia il gruppo a mobilitarsi: l’intervento preventivo di contrasto è molto più efficace quando è il gruppo a prendere posizione a favore del più debole.

Il bullo è capace di individuare il più debole, ma non di distinguere tra “bene” e “male”. Come è possibile?
Il prepotente capisce che trasgredire la norma prevaricando è sbagliato. Ma intervengono altri fattori di “disimpegno” morale, per cui si auto-giustifica nel momento in cui compiono le prepotenze, ri-etichettando quello che accade: “è colpa della vittima”, “non è colpa mia”. E qui torna in ballo il gruppo.

Come scusi?
Possiamo cogliere bene il “disimpegno morale” quando il gruppo ha una norma che appoggia il bullismo: “se tutti fanno così, posso fare così anch’io”. Questo spiega il motivo per cui i bulli colgono la differenza ma deviano lo stesso.

C’è un legame tra bullismo e status socio-economico?
I primi fenomeni di bullismo si possono cogliere già dalla scuola materna. In contesti di disagio può essere più evidente: ma da un punto di vista socio-economico è un fenomeno trasversale. In Italia, dove il bullismo è studiato solo da dieci anni, non esiste mai un’associazione significativa tra lo status socio-economico e il comportamento prepotente.

Perché?
Perché il bullismo è un problema di stili educativi. Anche nelle famiglie abbienti possono essere presenti stili educativi che portano a imparare che la violenza può essere uno strumento utile per ottenere ciò che si vuole.

Stili come...?
Esser troppo permissivi, o troppo autoritari nell’imposizione della regola vuol dire fornire modelli sbagliati della norma che poi vengono riapplicati nel contesto della classe. Senza poi dimenticare le dinamiche del gruppo di cui abbiamo già parlato, che interagiscono con i fattori individuali - il bambino prepotente capace di comprendere le dinamiche ma meno empatico, più interessato ad acquisire potere. È l’insieme di questi fattori che definisce il fenomeno del bullismo.

Esistono strategie per il “recupero”?
Gli interventi richiedono almeno due anni di attuazione, con interventi sistematici che vadano a incidere sul contesto, coinvolgendo il più possibile la famiglia oltre alla scuola. In genere si riesce a recuperare il 10%. Il nuovo programma di intervento, applicato in Finlandia, focalizzato sul gruppo e sui “difensori” è molto promettente: nei dati preliminari è stata riscontrata una diminuzione del fenomeno del 45%.

Esiste il rischio che le vittime del bullo possano a loro volta diventare carnefici?
Può capitare soprattutto nel caso di bambini che hanno una forma di aggressività “reattiva” combinata con la vittimizzazione. Ci sono i cosiddetti “bulli-vittima” che sono prevaricati e a loro volta prevaricano.

Quanto incidono internet e le nuove tecnologie nell’allargarsi del fenomeno?
Quello che compare in questi anni è un fenomeno nuovo. Assistiamo a delle forme cosiddette di “insider bullismo” cioè di bullismo in formato elettronico. Di fatto web e nuove tecnologie offrono un palcoscenico che consente al prepotente di trovare degli spettatori e di percepirsi come un leader. Appagano senso di potere e visibilità: quindi in un certo senso è vero che le nuove tecnologie possono diventare elementi che aumentano il fenomeno.

E l’informazione?
Se ci focalizziamo sull’informazione, bisogna stare attenti, nel momento in cui si verificano episodi di bullismo, a evitare di presentarli come fenomeni “trendy”. Il rischio è quello dell’emulazione.

Il bullo è più maschio o femmina?
È un fenomeno trasversale. Nel caso delle bambine la prevaricazione è più “indiretta”, giocata attraverso il diffondere delle voci o la lesione delle dinamiche di amicizia. Azioni apparentemente meno violente ma non meno dannose a livello psicologico.

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Il bullismo

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Questo fenomeno è ancora oggetto di studio e indica tutti quei comportamenti intrapresi da soggetti per lo più giovanissimi (bambini, tra i 7-10 anni o ragazzi adolescenti tra i 14-17 anni) con manifestazione di intenti violenti, vessatori, e persecutori. Il fenomeno può avere legami più o meno diretti con la criminalità giovanile, il teppismo ed il vandalismo.

Il bullismo può essere diretto o indiretto
Il 1) bullismo diretto è appannaggio per lo più dei maschi e si caratterizza nella relazione diretta tra vittima e bullo. Ci sono casi di
- bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci o spintoni, o la molesta sessualmente;
- bullismo verbale: Il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi o minacciandola;
- bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
- cyberbullying o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio;

Il 2) bullismo indiretto , assai più diffuso in ambito femminile, è meno visibile ma non per questo meno insidioso e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto di pettegolezzi e calunnie sul suo conto.

Le cause primarie di questo fenomeno sono da ricercarsi non solamente nella personalità del giovane bullo, ma anche nei modelli familiari sottostanti, negli stereotipi imposti dai mass- media, nella società di oggi, spesso disattenta alle relazioni sociali.
Gli atti di bullismo non possono essere sottovalutati perché se lasciati radicare generano conseguenze future imprevedibili, che colpiscono tanto le piccole vittime che ne incorrono - che subiscono sofferenze tali da mettere a repentaglio il sano e normale sviluppo della loro personalità -, quanto gli stessi prevaricatori, che corrono il rischio di cadere in altre situazioni di devianza e delinquenza. Il bullismo non esiste solo a scuola, ma ha delle degenerazioni come il nonnismo e si collega a tutte le violenze che hanno in comune il considerare l'altra persona (quella che subisce) come un oggetto.
Da ricerche condotte, risulta che quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe o il “gruppo di appartenenza” tende ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo contro le vittime designate, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole. Il consenso può radicarsi sia per il timore dei singoli appartenenti alla comitiva di diventare a loro volta nuove vittime dei bulli nei casi in cui si dissocino dai loro comportamenti; sia per il desiderio di mettersi in evidenza nei loro confronti, o anche per la necessità di trovare nel capro espiatorio quella cultura identitaria di “appartenenza al gruppo” o di sentirsi parte integrante di un qualcosa che, purtroppo, non viene offerto dalla decadente società civile di oggi, priva di valori e riferimenti ideali e familiari.
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Bibliografia (da Wikipedia):

Dan Olweus: Gewalt in der Schule – Was Lehrer und Eltern wissen sollten und tun können. Huber, Bern 1995, ISBN 3-456-82591-9
Elena Buccoliero - Marco Maggi: Bullismo, bullismi. Le prepotenze in adolescenza, Angeli, Milano 2005, ISBN 88-464-6194-0
Marco Cappelletti: Volevano uccidere la mia anima - (Una storia vera per gli studenti)... EdiARGO, Ragusa, 2007, ISBN 978-88-88659-54-1
Nicola Iannaccone (a cura di): Stop al Bullismo Edizioni la Meridiana, Molfetta, 2005, ISBN 88-89197-61-7
Paolo Terenzi, Contrasto alla dispersione e promozione del successo formativo, FrancoAngeli, Milano, 2006,[1] ISBN 8846480996
Mengheri, M., Berti, B. R., & Busoni, L. (2007). Il fenomeno del bullismo: come riconoscerlo, come intervenire. Sentieri, VII.
Filippo B., Bulli - Il romanzo choc di un adolescente (2008), Mursia Editore, Milano
 
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militare55
view post Posted on 2/3/2009, 15:34




a me, un mio compagno di classe, e uno della 4a mi stava strangolando, la bidella che era presente...nn ha fatto nnt come mai??
 
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BasileusI
view post Posted on 2/3/2009, 16:24




CITAZIONE (militare55 @ 2/3/2009, 15:34)
a me, un mio compagno di classe, e uno della 4a mi stava strangolando, la bidella che era presente...nn ha fatto nnt come mai??

Perchè forse più che una bidella era una addetta alle pulizie del giardino zoologico... ossia una collega del bidello della scuola materna che trovai anche io nella scuola delle mie figlie, il quale venne mandato a sostituire la bidella ufficiale...
A questo siamo ridotti nella scuola pubblica... Cmq, lo hai datto a mamma e papà?
 
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ITA_Cloud
view post Posted on 2/3/2009, 17:22




Con me ci hanno sempre provato a fare i furbi perchè ero uno molto solitario che se ne stava sulle sue, peccato ce quando mi facevano arrabbiare li smontavo uno per uno e hanno smesso presto.

Il vero problema di questo fenomeno è la famiglia, ossia l'educazione che il bambino percepisce tra le mnura di casa, senza contare che spesso, anche se il bullismo viene segnalato ai genitori, questi fanno orecchie da mercante e pensano che siano storie che il loro figlio sia solo vivace e altre cose.
 
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kratos!
view post Posted on 18/6/2009, 13:08




un giorno in bagno a momenti stupravano una mia amica...io ho rischitato la sospensione...indovinate perché
 
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4 replies since 2/3/2009, 13:32   291 views
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